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I consumatori non si fidano dei Big Data nè dei provider di Telecomunicazioni
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I consumatori non si fidano dei Big Data nè dei provider di Telecomunicazioni

Uno studio di Vodafone chiamato “Big Data: un sondaggio europeo sulle opportunità ed i rischi dell’analisi dei dati” ha evidenziato come ai consumatori europei non piaccia l’idea di cedere il controllo dei dati personali per ottenere in cambio servizi economici o addirittura gratuiti. Lo studio ha coinvolto un numero abbastanza elevato di utenti, oltre 1000 in diversi paesi (Repubblica Ceca e d’Irlanda, Germania, Spagna, Francia, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito) e mostra differenze in base all’età ed alla nazione.

Il messaggio che passa è quello che ci sia ampio supporto tra i cittadini europei per l’attivazione di una regolamentazione che imponga alle aziende una maggiore trasparenza sull’uso dei dati personali. Inoltre, lo studio evidenzia come i consumatori non solo non si fidino dei propri governi ma che la fiducia per le Telco ed i provider di servizi sia persino inferiore.

Tra i risultati da segnalare:

  • circa la metà dei coinvolti (ed il 60% degli inglesi) vede più svantaggi che vantaggi nell’uso dei Big Data. L’unica eccezione sono gli irlandesi (37% più svantaggi, 47% più vantaggi) e gli under 30 (45% più vantaggi contro 43% più svantaggi);
  • meno di un terzo pensa di avere il controllo su quali informazioni vengano raccolte, circa un quarto concorda sul fatto che le aziende rispettino la privacy e circa uno su cinque pensa di sapere dove e come i propri dati siano raccolti e memorizzati;
  • il livello di fiducia è molto basso. Solo il 43% ha fiducia nei dipendenti delle strutture sanitarie e addirittura solo il 36% ha fiducia nei loro datori di lavoro, il 33% nelle banche e le aziende del settore creditizio, il 16% nei motori di ricerca e solo l’11% nei provider di servizi social;
  • le persone raramente leggono le condizioni di utilizzo dei servizi (solo il 12% dice di farlo) e circa il 40% afferma di accettarle senza leggerle;
  • il 68% vuole condizioni di utilizzo più concise e più chiare. Il 64% vuole maggiore trasparenza sull’uso dei propri dati ed il 51% vorrebbe poter stabilire le condizioni di utilizzo dei propri dati;
  • la maggior parte dei rispondenti accetterebbe di fornire dati anonimi per il settore sanitario (53%), la pianificazione dei trasporti e del traffico (55%) e per ragioni ambientali (68%) ma una vasta maggioranza non approva che i propri dati siano trasferiti a terze parti per motivi commerciali, qualunque sia la ragione ed il tipo di dati.

Altri risultati interessanti sono quelli relativi alla cessione dei propri dati personali in cambio di servizi gratuiti o di forti sconti. Circa la metà dei rispondenti preferisce pagare un servizio piuttosto che lasciare che il provider (sia Telco che provider di servizi Internet) possa raccogliere ed usare i propri dati in cambio di un servizio gratuito. Le Telco ed i provider di servizi di Rete (insieme con i grandi negozi online) sono considerati meno affidabili dei servizi sanitari, i governi, le banche e le aziende che operano nel settore creditizio. La maggior parte dei cittadini sarebbe, in linea di principio, favorevoli a consentire la raccolta dei dati in cambio di servizi migliori, più economici o gratuiti ma non sono favorevoli alla cessione di questi dati ad aziende che ne farebbero un uso commerciale, anche se raccolti in forma anonima.

Inoltre, solo il 22% dei rispondenti considera affidabile il proprio governo in merito al trattamento dei propri dati, con il picco più basso nel Regno Unito (15%) e quello più alto nei Paesi Bassi (comunque solo il 34%) e solo il 36% pensa che il proprio governo rispetti la privacy anche se il 55% di loro pensa che comunque questo sia necessario per motivi di sicurezza.

Il risultato più importante che sembra emergere dallo studio è la richiesta di introdurre nuove normative che proteggano meglio i dati e la privacy degli utenti dall’uso commerciale che ne fanno le aziende.

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