Il Parlamento Europeo vota per l’abolizione della net-neutrality con la scusa del roaming
Pochi giorni dopo la sentenza che rende non più valido il Safe Harbour da parte della Corte di Giustizia europea, un altro organo – il Parlamento – approva una legge che abolisce di fatto la net-neutrality. Con 500 voti a favore e 163 contrari, i parlamentari europei hanno approvato il pacchetto noto soprattutto perché abolirebbe i costi di roaming nei paesi dell’Unione, una misura che è stata chiaramente usata dai proponenti per far passare quella ben più importante che apre la strada all’introduzione di corsie preferenziali (fast-lanes) da parte delle aziende di telecomunicazioni. Tra l’altro, il pacchetto approvato non abolisce il roaming come più volte sbandierato ma lancia una indagine che porterà (entro il 2017) ad individuare eventualmente delle tariffe “appropriate” per tutti i paesi dell’Unione Europea. Non è detto quindi che zero sia una tariffa giudicata appropriata.
La carota dell’eventuale promessa di abolire le tariffe di roaming telefonico ha fatto molta presa sui parlamentari europei che, sotto la minaccia di perdere questa misura se l’approvazione fosse stata ritardata per discutere misure ben più importanti, hanno preferito portare a casa un piccolo risultato da sbandierare piuttosto che approfondire le implicazioni di tutto il corpo del testo.
Ben più importante è infatti il via libera alla creazione di corsie preferenziali da parte delle compagnie telefoniche e cioè all’introduzione di velocità diverse in base al tipo di servizio al quale si accede sulla rete Internet. Con questa misura si limita fortemente l’innovazione tecnologica consentendo alle aziende telefoniche di monetizzare l’accesso ai servizi più popolari, da sempre il pallino delle aziende telefoniche. Si potranno così vendere connessioni “ottimizzate per Facebook o Twitter” a costi superiori a quelli normali, penalizzando gli utenti che non aderissero a questo tipo di offerte. Anche servizi come lo streaming (TV) o l’accesso a servizi popolari come Skype potrebbe essere limitato in favore di una corsia preferenziale. Questo consentirà effettivamente alle aziende telefoniche di monetizzare i contenuti forniti da altri, semplicemente vendendo le connessioni a tali siti Web o servizi a prezzi superiori.
Permangono poi moltissimi dubbi etici e morali sull’uso che le aziende telefoniche faranno di questo nuovo potere assegnato loro dall’organo legislativo europeo perché sarebbe possibile (magari in combutta con governi compiacenti) limitare l’accesso a siti Web ritenuti scomodi o accusati giustamente o meno di diffondere contenuti pericolosi senza violare alcuna legge né i diritti di cittadini e titolari dei siti stessi. Fino ad oggi, solo un Tribunale poteva rendere non visibili dei siti Web mentre oggi una azienda di telecomunicazioni può semplicemente renderne più difficile l’accesso (magari bloccandolo) senza che ciò possa costituire una violazione delle leggi vigenti.
Nonostante l’approvazione della nuova misura, la palla ora passa al consiglio di regolamentazione europeo, ai parlamenti dei singoli stati e per finire ai tribunali nazionali che potrebbero mettere in discussione innanzitutto la vaghezza del testo e l’impossibilità di applicarlo in modo chiaro, indebolendo o forse anche ribaltando la decisione.
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